lunedì 3 febbraio 2014

Banche locali e credit crunch

Ho letto con grande interesse l'intervista rilasciata dal Presidente del gruppo Tod's al Sole 24 ore e pubblicata qualche giorno fa.

La cosa che mi ha più colpito è la solita lucidità, franchezza e chiarezza con le quali il dott. Della Valle esamina le attualità più scottanti e rappresenta soluzioni che molto spesso hanno quel carattere di innovatività e freschezza di cui l'Italia ha tanta necessità.

Fra l'altro, il dott. Della valle ha affermato che "le banche devono tornare a fare le banche, cioè ad ascoltare le esigenze di credito del territorio e in particolare delle imprese". E' seguito un forte richiamo al ruolo che hanno avuto in passato le casse di risparmio per proporre, nella sostanza, un ritorno al contatto con le persone, al fine di attenuare la rilevanza dei "moderni sistemi di valutazione della solvibilità di un'impresa" certamente validi ma del tutto asettici.

Dico subito di essere fondamentalmente d'accordo con la tesi espressa dal dott. Della Valle. Del resto, anche il Presidente della BCE, Mario Draghi, quando era Governatore della Banca d'Italia, ha più volte richiamato la necessità che i banchieri ritornino allo spirito degli anni '50 che tanto ha contribuito alla rinascita economica del dopoguerra. Anche il Governatore Visco non perde occasione di rammentare alle banche che l'esame del merito di credito deve essere rigoroso ma rispettoso delle esigenze della clientela e che il sistema creditizio deve sostenere le imprese con maggiore convinzione. Pertanto, quanto affermato dal dott. Della Valle non è solo condivisibile, ma ricalca le più autorevoli tesi dei nostri banchieri centrali.

Cosa è necessario, a mio giudizio, porre in essere perché l'auspicato allentamento della morsa del credito possa affermarsi con convinzione? Si devono verificare almeno tre condizioni:

In primo luogo, anche le imprese devono tornare, in generale, allo spirito degli anni '50. Troppo spesso si è ancora convinti che il finanziamento del business debba essere un problema del sistema creditizio; ancora troppo spesso l'imprenditore è restio a rischiare i propri capitali per avviare e/o ampliare la propria impresa; ancora troppo spesso la Banca viene vista come l'avversario a cui nascondere la verità e non come il consulente finanziario che può dare buoni consigli e aiutare la migliore gestione finanziaria dell'azienda.

In secondo luogo, le banche si devono attrezzare professionalmente per dare assistenza e consulenza finanziaria alle imprese, in tempi brevi, in tutte le loro esigenze di operatori globali che necessitano, fra l'altro, di districarsi fra i mille rivoli della regolamentazione nazionale, europea e internazionale. Chi prima lo farà con convinzione e continuità, sarà premiato dal mercato.

Da ultimo, non certo per importanza, va data forza alle banche locali che sono naturalmente portate ad "ascoltare le esigenze di credito del territorio", se non altro perché nel territorio esse vivono e si sviluppano e conoscono pregi e difetti del territorio medesimo e degli operatori che vivono fianco a fianco di amministratori, sindaci e dipendenti della banca locale. Questa è la vera scommessa di questi anni, quella di dare forza alle banche locali se si vuole che le piccole e piccolissime imprese, soprattutto artigiane, possano trovare credito e "qualcuno" che li ascolti.

Ma cosa significa dare forza alle banche locali? Significa essenzialmente comprendere che, perché esse possano compiutamente svolgere il ruolo richiesto, devono poter contare su un importante patrimonio per via delle regole sempre più stringenti che regolano l'attività bancaria.
Del resto, quando è iniziata la crisi nel 2008, era opinione comune che i regolatori dovessero imporre meno leva, più regole e più capitale al sistema bancario, per evitare che si potesse ripetere quel disastro. L'attuale restrizione di credito è figlia certamente della crisi economica che ha fatto lievitare in modo smisurato le sofferenze, ma anche delle regole c.d. "di Basilea 3" che impongono appunto alle banche di detenere liquidità adeguata e maggiori quantità di capitale. Se questa era l'esigenza nel momento della crisi e ora i regolatori stanno imponendo quelle regole, non ci si può lamentare di avere poco credito a disposizione.

Ciò che invece è auspicabile che avvenga è quanto dicevo innanzi e cioè che alle Banche locali venga conferita forza ed efficacia di intervento con opportuni e significativi innesti di capitale che potrebbero garantire quella facilità di erogazione che veramente potrebbe portare tanto beneficio a chi vuole intraprendere in modo sano e virtuoso.

Sarebbe bello e apprezzato che imprenditori del calibro del dott. Della Valle, che con la loro capacità e sagacia hanno saputo costruire aziende eccellenti e competitive a livello mondiale, partecipino allo sforzo che altri imprenditori stanno facendo per sostenere con i propri capitali l'attività delle banche locali.
Sarebbe bello e auspicabile che chi ha potuto beneficiare dei vantaggi apportati da un sistema bancario molto più semplice e con meno regole – in un mondo più semplice e con meno regole – che ha consentito a tante imprese di diventare ciò che oggi sono, si facciano carico del problema di aiutare piccoli imprenditori e artigiani partecipando al capitale delle banche locali per dare loro la capacità di pervàdere il mercato con l'offerta di credito che, se ben erogata, crea ricchezza, come il fulgido esempio della Tod's e di tante eccellenze marchigiane e italiane chiaramente dimostra.

Non credo che vi siano altre strade da percorrere. Dobbiamo essere tutti attori e un po' mecenati se vogliamo dare certezza al futuro delle giovani generazioni.

Ferdinando Cavallini – Direttore Generale della Banca della Provincia di Macerata Spa

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