venerdì 10 febbraio 2012

Conti corrente base

Ferdinando Cavallini - Direttore Generale della BPrM
Fra i provvedimenti che il Governo Monti ha emanato per risanare l’Italia, rileva, fra il molto altro, l’obbligo per le banche di prevedere “conti corrente base”, a condizioni predefinite – cioè con tariffe agevolate – nei quali far affluire stipendi e pensioni che, come noto, se di importo superiore a 1.000 euro, non possono più essere erogati in contanti. Questa misura, a mio giudizio, ha una grande rilevanza sociale, economica e in termini di ammodernamento del paese. Sul piano sociale, mi appare molto importante che nessuno sarà più privato della possibilità di usufruire dei servizi bancari, a prescindere dalla “consistenza” del suo conto corrente e quindi dalla sua forza economica.  Tutti potranno essere titolari di un conto corrente (anche le carte prepagate con iban possono in senso lato essere considerate conti correnti); tutti potranno andare in giro senza eccessivi timori di subire fenomeni di microcriminalità perché la disponibilità di moneta elettronica (cioè di carte di credito e di debito) li mette comunque in condizione di assolvere a qualsiasi pagamento prontamente e in totale sicurezza. Si introducono indubbi elementi di equità sostanziale fra i cittadini con conseguente innalzamento qualitativo delle regole di convivenza. Sul piano economico, la misura sarà probabilmente utile per ridurre la circolazione del contante e per aumentare il numero dei pagamenti che ciascuno di noi effettua con la cosiddetta moneta elettronica. Ciò porterà sia un beneficio generale, sia un vantaggio per tutti coloro che la utilizzano.

Infatti:
•     i risultati preliminari di una indagine sul costo dei servizi di pagamento presso gli intermediari e gli esercenti commerciali, promossa nel 2010 nell’ambito dell’Eurosistema, mostrano che in Italia l’uso del contante nei pagamenti al dettaglio incide per più di mezzo punto percentuale di PIL (fonte Banca d’Italia);
•    in Italia, gli utilizzatori di strumenti di pagamento diversi dal contante, non hanno potuto beneficiare appieno dei rilevanti risparmi conseguiti con lo sviluppo dei pagamenti innovativi (in Europa le commissioni pagate dagli utenti sono diminuite nel 2010 dello 0,5%),  proprio per l’ancora basso utilizzo di strumenti elettronici e la conseguente difficoltà di applicare politiche tariffarie incentivanti, soprattutto nel comparto dei micropagamenti.

Sul piano dell’ammodernamento del paese, oltre all’indubbio rilievo che le misure adottate possono produrre in materia di contrasto alle attività di riciclaggio, mi piace ricordare che nel 2010 il numero di operazioni di pagamento per abitante con strumenti alternativi al contante sono state in Italia solo 66, a fronte delle 176 rilevate in media nei paesi dell’area dell’euro nel corso del 2009 (fonte Banca d’Italia). In realtà, nel nostro paese, il contante risulta essere lo strumento più utilizzato nei micropagamenti (90 per cento dei casi), anche perché i consumatori non percepiscono che esso è il mezzo di pagamento più oneroso per gli elevati costi di produzione e gestione, nonchè per i fenomeni illeciti che gli operatori possono subire. Ora è importante che le Banche amplifichino l’azione del governo e pertanto operino con assoluta trasparenza e un approccio di vicinanza al cliente. E’ assolutamente necessario trasformare in atti concreti quella volontà di fare sistema che tutti i protagonisti della vita civile invocano. E’ determinante adottare tutte le iniziative per favorire i cittadini, soprattutto quelli appartenenti alle fasce più deboli, e accompagnarli all’utilizzo di strumenti e comportamenti che tornano a vantaggio di tutti e che ci avvicinano all’Europa. La Banca della Provincia di Macerata (http://www.bancamacerata.it/prodotti/conto-asso.html) farà la sua parte.

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